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Se la freddezza non fosse un tratto fondamentale dell’antropologia, cioè una
qualità degli uomini per come essi sono nella società presente, se essi non
fossero cioè profondamente indifferenti verso tutto ciò che accade ad altri che
non siano quei pochi verso cui sono strettamente legati – possibilmente da
interessi tangibili – Auschwitz non sarebbe stata possibile, gli uomini non
sarebbero giunti a tanto. La società nella sua forma attuale – e certo da
millenni – non si fonda (come viene detto ideologicamente dai tempi di
Aristotele) sull’attrazione, bensì sul perseguimento del proprio interesse
contro gli interessi di tutti gli altri. Ciò si è impresso nel carattere degli
uomini fin nella loro parte più intima. Ciò che lo contraddice, il carattere
gregario della cosiddetta
lonely crowd,
la folla solitaria, è una reazione a tutto ciò: l’incontro di gente fredda che
non riesce a sopportare la propria freddezza ma che non riesce nemmeno a
cambiarla. Ognuno oggi, senza eccezioni, si sente poco amato, perché riesce ad
amare troppo poco.
[…] Non
fraintendetemi. Non intendo mettermi a predicare l’amore. Nessuno
avrebbe anche solo il diritto di predicarlo, poiché la carenza d’amore – l’ho
detto – è una carenza di tutti gli uomini, senza eccezione, per come oggi vivono.
Predicare l’amore presuppone in coloro a cui ci si rivolge già una diversa
struttura caratteriale rispetto a quella che si intende trasformare. Poiché gli
uomini che si dovrebbe amare sono gli stessi che non riescono ad amare e
quindi, per parte loro, non sono affatto amabili. (Th. W. Adorno)
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