L'occhio vuole la sua parte


L'occhio vuole la sua parte. E' un organo raffinato, il più solitario ed elitario dei sensi. Odia la fisicità, il contatto. Si spalanca di fronte a un bambino morto che sembra dormire e si serra di fronte al corpo di un altro fatto a pezzi. Ma non condannatelo per questo. Il linguaggio delle immagini è totalmente diverso dal linguaggio verbale. A parlare è talvolta la postura del corpo, un elemento fuori contesto, magari un dettaglio, un colore. Un'immagine inquieta, provoca, evoca e un'altra no, e questo spesso ha nulla o poco a che fare con il suo contenuto. E tanto meno con la sua "violenza" esplicita. Un'immagine cruda può contribuire a "informare" ma non è affatto detto che "colpisca" l'immaginario: la foto più famosa della guerra in Vietnam non è certo la più cruenta delle foto scattate all'epoca, seppure sia un'immagine terribilmente brutale. Ciò che suscita immediato orrore produce rigetto e, alla fine, forse, anestetizza. Ciò che inquieta porta lo sguardo a indugiare. E così alla fine la commozione, anche lei, sembra un po' snob: se il dolore altrui l'assale si ritrae spaventata; ma se qualcosa le fa immaginare quella sofferenza verrà lei a cercarlo. Instancabile, inconsolabile.

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